Il ciclo della violenza femminile: un grido di terrore!
Donne, violenza, ribellione
a cura di Cristina Siciliano
La giornata del 25 novembre fu istituita dall’Onu nel 1999, per celebrare il coraggio di tre donne, tre resistenti domenicane ammazzate negli anni ‘60 per le loro idee politiche. Ad ispirarla furono solo la loro forza e sacrificio ed il loro coraggio. Tuttavia, spesso accade che invece di celebrare il coraggio e la resistenza delle donne, siamo invasi da immagini di volti tumefatti e donne messe all’angolo.
Pertanto, l’intento di questo giorno é far parlare di questa emergenza umanitaria e sottolineare la comunicazione distorta e misogina legata alla divulgazione delle notizie delle violenze, che il più delle volte colpevolizzano la vittima, causando un gravissimo equivoco culturale, tanto antico quanto diffuso ed attuale.
Di un oggi urlante
Ad una donna che spazza la polvere della memoria del suo volto stanco e si guarda allo specchio che arde d’amore riflettendo gli occhi spenti di anni passati.
A tutte le donne, che sono capaci di una rapida fioritura e allo sviluppo di tutti i lati dell’anima.
A coloro che, si scagliano con la consapevolezza di dover fronteggiare un mondo ostile e sgradevole, dove ogni minima e, impercettibile esperienza rimane nella memoria come una lezione da cui trarre insegnamento.
E l’uomo?
Beh, l’uomo il più delle volte ha bisogno di un cartello indicatore, di consapevolezza, di umiltà.
Ma a seguito a quali cagioni, sul volto di una fanciulla debba esserci sofferenza, tristezza, malinconia per via della filosofia pratica, speculativa e maschilista?
La donna è in continuo viaggio contro l’uomo del tempo, che non ha un’anima.
E mi riferisco a quelle donne uccise, picchiate e sfregiate, Da Vercelli a Trapani, dove nel 2019 i femminicidi sono stati circa 94.
Un solo grido, un solo sospiro di liberazione mediante l’unione, la coalizione, la grinta nel credere al cambiamento. Nessuna distinzione di latitudine, nessuna forma di stereotipo.
Concludo dicendo
o donna accucciata nel disamore,
donna dai grandi occhi e dalle palpebre tremanti,
guerriera dagli occhi tristi,
cicatrizza le tue ferite e cammina veloce,
perché fino a quando sarai viva dovrai sentiti viva per sempre.
Una grammatica di ribellione
Nei secoli le donne hanno lottato per essere viste, riconosciute e rappresentate. I femminismi storicamente sono stati tanti e diversi, ma ognuno aveva alla base un sentimento di emancipazione, di riscatto, di (ri)equilibrio tra i sessi. Ecco come le donne hanno imparato a dire no attraverso una grammatica della ribellione che ha contribuito a liberarle.
Risulta evidente che i diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano, lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità ed il rafforzamento del potere di azione delle donne significa il progresso di tutta l’umanità.